La pioggia deve cadere 5 by Karl Ove Knausgård

La pioggia deve cadere 5 by Karl Ove Knausgård

autore:Karl Ove Knausgård [Knausgård, Karl Ove]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788858826645
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-07-04T22:00:00+00:00


“E allora dillo. È facile.”

“No.”

Mollò la presa e si incamminò su per la salita. Mi alzai e la seguii. Le dissi che l’amavo, mi rispose di piantarla, le dissi che era vero, che veniva dal profondo della mia anima. Ma che ero egocentrico e sbadato, assente e lontano, e che questo non aveva nulla a che fare con lei.

Nei fine settimana che trascorsi a casa sua scattai molte foto, che il lunedì facevo sviluppare in un negozio. Alcune le spedii in una lettera a papà. Questa è la mia nuova ragazza, Gunvor, scrissi, e qui sono io accanto al suo cavallo, nella fattoria da cui proviene. Come vedi, non sono cambiato molto. Pensavo di venire a fare un giro questa estate, comunque ti telefono prima, stammi bene, Karl Ove.

Quando le sei settimane di lavoro terminarono, presi il traghetto per Stavanger e il treno per Kristiansand. I primi giorni abitai da Jan Vidar, che si era trasferito in una villetta a schiera in una delle zone residenziali alla periferia della città insieme alla sua ragazza, Ellen. Seduti in giardino, bevevamo birra e parlavamo dei vecchi tempi, di quello che adesso stavano combinando gli altri. Jan Vidar aveva preso il brevetto da sub, il mio vecchio sogno, e impiegava parecchio tempo in quell’attività, raccontò, per il resto lavorava molto. Con lui era sempre stato così, fin da quando frequentava l’istituto professionale e si alzava nel cuore della notte per andare a lavorare come pasticciere e panettiere. Portarlo al cinema si era sempre rivelata una scelta stupida, mi venne in mente di colpo, dopo qualche minuto di buio i suoi occhi si chiudevano, indipendentemente da quello che mostravano sullo schermo.

La casa si trovava su di un colle, dal giardino retrostante si godeva il panorama su un braccio del fiordo, il cielo era azzurro e il vento soffiava tra gli alberi che si ergevano sul pendio sotto di noi, come faceva sempre di pomeriggio. Avevano una gatta e mi raccontò di quando aveva partorito. Era troppo piccola e c’era qualcosa che non andava perché un pomeriggio, quando Ellen era ritornata a casa, la giovane madre aveva ucciso tutti i suoi piccoli. Un vero e proprio massacro. Quando me lo disse, Jan Vidar scoppiò a ridere, io ero rimasto scosso, vedevo davanti a me la scena, tutti quei miagolii, il soffiare, l’incedere goffo dentro la coperta.

Quando mi svegliai il giorno dopo, la casa era vuota, presi l’autobus per andare in centro, colmo della stessa vecchia sensazione di panico, era una giornata fantastica, non c’era una nuvola, e io non ero con la barca a godermi il mare, ma vagabondavo in quelle viuzze strette e calde sudando, mentre tutti gli altri erano a spassarsela tra l’arcipelago di isolotti con le loro imbarcazioni e facevano il bagno, bevevano birra e si divertivano. Io non c’ero mai riuscito, non ero mai stato invitato a prendere parte a quel genere di cose, e da soli non le si faceva di certo. Che cos’era un negozio di dischi in una



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